Non solo poeti e poetesse, qui su Poesie Aeree. Il “micro giornale di versi” si apre alle scritture di ogni genere e colore. Socchiude la porta, il sito, alle penne interessanti che raccontano storie attraenti.
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Dal secondo capitolo del romanzo
Diamanti in cambio
di Antonella Manduca

- Il protagonista trova i diamanti nello scrittoio.
Dopo aver sorseggiato il caffè, lasciò la tazza sul davanzale della finestra e scese, passando sotto gli aranci. Aprì la porta dell’atelier e, subito, un aroma di cera, colla e pigmenti gli saturò l’olfatto aumentando la frenesia di cui era preda.
Dapprima scrutò da lontano il bureau Mazarin Louis XIV intarsiato. Lo guardò come per imprimere nella memoria tutti i decori e le tarsie di essenze così diverse tra loro. Si avvicinò e lo accarezzò, come si accarezza il contorno del viso della persona amata: con dolcezza, voluttà e desiderio.
Finalmente si decise a toccarlo, con curiosità e timore. A questo punto l’oggetto era suo.
Ne aprì il primo cassetto. Sapeva già che aveva dei segreti, cassetti invisibili e accessibili solo da chi ne conosceva luogo e meccanismo. Il Conte gli aveva mostrato tutti quelli di cui era al corrente. Lui, però, era convinto che la creatura perfetta di un maestro di ebanisteria avesse ben altro in serbo per lui.
Febbrilmente, fece scivolare avanti e indietro, a uno a uno, tutti gli altri cassetti, i piccoli tiretti e gli scomparti, e le colonnine sui bordi che, di solito, celavano i nascondigli di questi mobili.
Niente, non trovava nulla che già non conoscesse.
Gli intarsi erano meravigliosamente e sapientemente mescolati per creare giochi di fiori, foglie ed effetti ottici. Le venature e le diverse varietà di legno di bosso, di ebano, di noce, di rosa, si combinavano con i metalli, bronzo, argento, e i materiali come madreperla e pietre semipreziose.
Disegni e geometrie apparivano opachi per via di una sottile coltre di polvere sedimentata e dal peso dei secoli, da cui non vedevano l’ora di essere liberati.
Lo incuriosì un piccolo fiore di turchesi, diverso dagli altri. Il pistillo era in citrina, invece che in avorio.
L’intarsio si trovava nella parte sottostante, tra il primo cassetto centrale e la traversa che lo separava dal secondo.
Era strano che in quel punto ci fosse un disequilibrio nella struttura cromatica e simmetrica del disegno. La ripetizione delle geometrie e dell’uso di materiali non lasciava spazio a iperboli solitarie o fantasie isolate. In altre parole, non era normale che una citrina prendesse il posto di un avorio durante una sequenza prestabilita.
“Turchesi e avorio; turchesi e citrina: perché?”
Spingendo delicatamente la citrina non succedeva nulla, assolutamente nulla.
Decise di prendere una pausa, per far crollare i valori dell’eccitazione, e, soprattutto, per far predominare la parte razionale e lucida sul suo istinto.
La citrina aveva una forma a goccia, quasi la pietra fosse un puntale verso una direzione ben precisa che, come un aereo segue la rotta, lui seguì con lo sguardo fino a che due decori in metallo, incrociandosi, lasciavano libero uno spazio per raccogliere tra loro un’altra piccola citrina. Manuel la spinse e avvertì un tac sordo, percettibile soltanto perché intorno c’era silenzio.
L’adrenalina non era più misurabile, a questo punto. Nelle scanalature e sotto i cassetti vicini, però, non era successo nulla. Nulla! Eppure, quello scatto… La prima citrina, guardando bene, aveva invertito la direzione da puntare e lasciava immaginare che si sarebbe rivelato un mistero. Nulla!
Bisognava cambiare il punto di vista.
Manuel l’aveva imparato da un vecchio amico brocanteur, un uomo brillante con un’intelligenza superiore alla media, ma che aveva sprecato il suo talento inseguendo futili avventure con le donne e giocando d’azzardo. Lui diceva sempre che ogni mistero cela in sé la soluzione: basta cambiare il modo o il luogo da dove osservare le cose. Ruotò con prudenza lo scrittoio seguendo il verso della nuova rotta indicata dalla citrina, e lo osservò meglio da ogni lato. Si accorse che sul fianco destro, verso la ciabatta bronzea della gamba sul retro, si era spostato qualcosa. Dovette a quel punto alzare il mobile, cosa che fece con l’aiuto di un carrellino. Con grande cautela, spostando la ciabatta in bronzo a lato, intravvide una piccola fessura. Manuel guardò all’interno, un filo di raso spuntava dall’incavo. Tirò delicatamente e ne estrasse un borsello in velluto rosso scuro. Con il respiro accelerato e il cuore che pulsava velocissimo decise di fare una pausa.
Quando si sentì più calmo prese il sacchetto e lo sistemò al centro di un tessuto aperto sul tavolo da lavoro. Sciolse il laccio e il velluto si aprì, come un fiore che si schiude, e svelò un mucchietto di sassolini trasparenti, tutti all’incirca della stessa misura e tutti scintillanti. Parevano… Ma sì, forse… Sì, potevano essere veri diamanti.
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Il romanzo continua: in tutti gli store online e nelle librerie.
Ad esempio…
https://www.mondadoristore.it/Diamanti-in-cambio-Antonella-Manduca/eai978889469682/
Biografia:

Antonella Manduca, nasce il 21 settembre 1961 a Pinerolo e vi rimane fino al 2000, quando si trasferisce in Francia per la sua attività di mercante d’arte. Vivrà per diversi anni tra Cannes, Parigi e Nizza, viaggiando molto per partecipare a saloni e mostre internazionali di antiquariato. Oggi è ritornata definitivamente in Italia. Da sempre appassionata di scrittura ha pubblicato nel 2000 una raccolta di poesie Controluce (edizioni Libroitaliano). Dieci anni più tardi produce un libro d’arte e di emozioni, non edito, Il volto delle cose. Nel 2022 pubblica il suo primo romanzo, Diamanti in cambio, Argonauta Edizioni, un thriller ambientato nel mondo dell’antiquariato.
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Diamanti in cambio, un thriller che, come scrive Massimo Tallone nella prefazione, ti porta in un “altrove” che non deluderà, con una raffinata ricerca lessicale, ben oltre le aspettative di un’opera prima.
Il mercante d’arte spagnolo Manuel Delgado trova, nello scomparto segreto di un prezioso e antico scrittoio, un sacchetto di diamanti grezzi. Chi li ha nascosti? E quando? Ma soprattutto, scottano?
Diamanti in cambio è una storia dove, nonostante le vicissitudini perfettamente riconducibili a un thriller vi sono profondi spunti di riflessione sulla difficoltà di fare delle scelte che possono non piacere a molti, il problema dell’accettazione a ogni costo e la sofferenza dell’allontanamento necessario.
Parigi e Nizza sono gli scenari ideali per questo palcoscenico dove il dramma che si consuma non perde mai stile ed eleganza, nonostante un efferato delitto commesso dalla malavita marsigliese.
Alla fine, grazie a un meraviglioso bureau e ai diamanti di immenso valore finiti per caso nelle mani di Delgado, la sua vita, e quella dei personaggi che gli ruotano intorno, cambierà definitivamente.
Buona lettura a tutt°!

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