ELENA CIRCEI | Traduce il “Matto” di Valeria Bianchi Mian / Ispirazioni/5

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Il testo di Bianchi Mian, da “Vit(amor)te. Poesie per Arcani Maggiori”, Miraggi Edizioni

*

Matto incompiuto

Come un lupo di Chernobyl
o la gazza che si spinge
dal bosco alla periferia
ladra del tempo futuro
procedo per tentativi:
incrocio le dita, mescolo
carte, trasmuto e sublimo
leggo conchiglie, viscere
sono sciamana al mercato
nero, ti racconto “l’archè”.

Il folle perso nella folla
è massa
tumore della modernità.

Rido pagliaccio briccone
nel timore gioco un cancro
d’ autogol mangia pianeti.
Non dire che so sperare!
“Il pasto nudo” è la fiera
estrema unzione, “atrocità”.
Quanto sono ballardiana
distopica alla Cronenberg
post Burroughs filo – matta
(non alzo però la voce).

Per Crono, Spirito del Tempo
la fine
è di Necessità esercizio?
Voglio una sopravvivenza
dal ticchettio nucleare
l’estrazione di salvezza
la briciolina universale.
A punto croce mi disegno
sono stellina supernova
sole luna lume nebulosa
asteroidea quasi rinata
libertà per solo andata.

  • Scrive Elena Circei:

Per chi non lo sa, questo è il primo arcano dal mazzo dei Tarocchi di Valeria Bianchi Mian, dal libro Vit(Amor)te, che oggi ho ritrovato quasi per caso. Leggendolo, mi è sembrato di vedere la fotografia di ciò che stiamo vivendo… È potentissimo!
Ho voluto scoprire, traducendoli, quale intensità avessero questi versi nella mia lingua madre (che spero tanto di aver scritto correttamente)… il rumeno:

*

Nebunul neimplinit

Ca un lup din Cernobil
ori ca o cotofana ce se taraie
din codru spre periferie
hoata de viitor
inaintez pe bajbaite:
tin pumnii, bat
cartile, transform si inalt
citesc in scoici, in maruntaie
pe piata neagra sunt samana
pot sa-ti vorbesc despre “archè”.

Nebunul ratacit printre multime
este masa
tumoarea viitorului.

Rad paiata ticaloasa
de frica joc un cancer
autogol “sfarma-planete”.
Nu-mi spune ca stiu sa sper!
“Naked lunch” este targul
ultima impartasanie, “atrocitate”.
Adepta a lui Ballard
distopica precum Cronenberg
post Burroughs pro nebunie
(insa in soapta).

Pentru Cronos, Spiritul Timpului
sfarsitul
este un exercitiu de Necesitate?
Vreau sa supravietuieac ticaitului nuclear
salvarea
firimitura universala.
Autoportret in cruciulite
sint steluta supernova
soare luna lumina nebuloasa
stea de mare aproape renascuta
libertate doar dus.

*

Ivo De Palma, con la sua consueta generosità creativa, ha coinvolto Elena Circei nel dare suono al Matto/Nebunul…

Per vedere e ascoltare:

https://www.facebook.com/share/v/15zntkofSi/

https://m.youtube.com/watch?v=V3d4KPklr0M

A sua volta scrive:

Con lo voce madrelingua romena di Elena Ana Circei: MATTO INCOMPIUTO, di Valeria Bianchi Mian. È andata così. Qualche giorno fa Elena mi dice che ha riletto la raccolta di Valeria “Vit(amor)te”, vieppiù apprezzandola e aggiunge che le è venuto l’uzzolo di capire come potrebbe suonare nella propria lingua madre, il romeno. Di lì a poco, ne confeziona una traduzione che la soddisfa. Cimento oltremodo impegnativo perché tradurre Valeria in altra lingua non è facile, per via di una scrittura che mescola simboli e archetipi con esperienze reali e condisce il tutto con attente dosi di gioco e ironia. L’operazione comunque alla fine le riesce (dopotutto, Elena è poetessa a propria volta) e il regalo risulta gradito anche alla destinataria.

A questo punto, però, l’uzzolo di scoprire per davvero come “suonano” i testi di Valeria in un’altra lingua viene a me. Per mia nota formazione, valorizzo molto l’atto performativo di un testo e idealmente concordo con il parere un po’ “tranchant” di Alessandro Baricco, quando sostiene che la poesia è poesia solo se è suono, solo se si stacca da quella pagina e ti viene consegnata a voce. Altrimenti è poco più di una prosa, magari scritta anche bene, dove ogni tanto vai a capo, tutto lì. È qualcosa, sì, ma certo non è (ancora) poesia.

Quindi dico a Elena “ma perché non ne fai una versione in audio, per mettere davvero alla prova il testo originale con i suoni della tua lingua madre?”. L’idea le piace e ci mettiamo all’opera di buzzo buono. Lei risulta decisamente carismatica: del testo coglie e sviluppa la grande potenza emotiva e lo fa a mezza voce, senza strepiti inutili. Elena salmodia i versi di Valeria in romeno lasciando apprezzare ogni sillaba della traduzione che aveva confezionato qualche giorno prima.

Se ve lo dico io, che di voci e di poesia un pochetto me ne intendo, potete crederci. Quella traduzione era già “cosa buona”. Ma purtroppo restava lì, muta. Perché fosse “cosa buona e giusta” doveva solo e semplicemente… parlare!

VUOI IMPARARE A LEGGERE COSI’?
Dizione Online con Ivo De Palma
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Qui trovi le altre Spoken Words:��https://www.youtube.com/playlist?list=PLITQoUzrU0CyPB3h4c3LBuxouMTxyNAg_

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