
Se lo Spirito del Tempo – evocando Carl Gustav Jung – richiede all’umanità una collettiva dissoluzione dell’anima, se l’umanità contemporanea uccide ogni giorno il vivente, l’arte di trovare le parole per dire la pace ci porta a distillare polvere e sangue. La poetica vitale illumina i sentimenti che condividiamo nella disperazione della nostra impotenza occidentale. Questo articolo raccoglie un coro di sguardi, e voci – ognuna delle quali scrive rabbia e dolore, speranza attiva.
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Virginia Farina
Nakba
ho sognato un luogo
che non era luogo – forse
un anfratto, un riparo
un solco scavato
di lato alla lingua
un imprevedibile aperto
dove finendo raccordano
tutti i binari –
fuori qualcuno diceva
che per uccidere un popolo
è necessario serrare
spingere stringere
convergere tutto
addosso ad un muro
e infine sparare prima
che uno soltanto
inizi a scavare –
è necessario estirpare
memoria vivente
come erba selvaggia,
strappare la lingua con cura
perché non resti parola
per dire del male
se non quella dolciastra
dei servi e della menzogna,
e ancora infierire sui figli
venturi
disperdere i semi
bruciare ogni vita nascente
e allora di un popolo intero
resterà la sua rabbia
indurita come una roccia
dentro il deserto
e una fede sghemba
incrollabile
in un canto di polvere e vento
che dalla diaspora s’alzi
a confondere il passo
e la mira
cieca
di ogni potenza.
*
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Cetty Di Forti
Nel deserto di Gaza, dove le bombe cadono
La gente grida, il dolore non ha fine
E Io sono qui, sola e silenziosa
A testimoniare la disperazione, come un’ombra che si dissolve
Oh, il grido del popolo, eco nel deserto
Una preghiera per la libertà, una supplica per la giustizia
Ma la risposta è solo silenzio, e la polvere che si deposita
Sulle rovine delle aule vuote
Le parti divise, il sangue e la morte
Nessun accordo, solo la disperazione
Io sono qui, a guardare e a sentire
Il peso del dolore, la profondità della disperazione
Che mi schiaccia il cuore
Oh, il grido del popolo, eco nel deserto
Una preghiera per la libertà, una supplica per la giustizia
Ma la risposta è solo silenzio, e la polvere che si deposita
Sulle rovine delle aule vuote
Nel buio della notte, io sento il grido
Del popolo che resiste, che non si arrende
Ma la luce della conoscenza è solo un’eco lontana
Un’ombra che si perde nel vento
Oh, il grido del popolo, eco nel deserto
Una preghiera per la libertà, una supplica per la giustizia
Ma la risposta è solo silenzio, e la polvere che si deposita
Sulle rovine delle aule vuote
E io sono qui, sola e silenziosa
A testimoniare la disperazione, come un’ombra che si dissolve
Nel deserto di Gaza, dove le bombe cadono
E la libertà è solo un ricordo lontano.
*
∆
Renata Morresi
[continua]
L’ipocrisia del mondo, che guarda ai palestinesi come cifre e bilanci contabili, mi ha cambiato per sempre. E quello che fanno alle parole, la deviazione delle parole, la menzogna permanente.
(Yousef Elqedra)
*
Ecco il film dove le cose accadono una e una volta soltanto.
Ecco il film dove esse cose accadono le stesse per decine
e centinaia e migliaia di volte. Ecco, ora comincia,
il film dove le cose accadono in/a una famiglia infelice
normale, da/in una rete criminale di flashback, prolessi, stallo,
la monumento-valle dell’autentica finzione. Eccolo il conto
alla rovescia pel film che trama monolito, dinosauro, fungo,
pezzi di braccine in festa come razzi traccianti stelle
di pus che piovon ad libitum, a go go, adios. Eccoci dentro
il film spaccamondo, cast astronomico, budget soprannaturale,
battuto palmo palmo. È proprio come stare nel film culto,
colto, quel che passa il convento, quotidiano, random,
dissipato nella distrazione. È l’un film do’ tutto tiene, cata-
strofe, basi, Giove, una tinta solinga, morte per ble, Godzilla.
Eccoci nel film dove senza perimetro, senza scampo o durata,
solo tempo, non enda no beginna, si ricomincia. Ricominciamo
il film epico, slapstick, muto, musical, kolossal, horror. Siamo
alla ben prima dell’evento. Sul rosso capretto calpestammo,
strappammo il biglietto lacerando il lembo, uno strazio
di pelle, pellicule, colle bollenti: è il film interno! cineocchio
che veglia! incombe! al dunque! si gira! Eccoci, nella ripetizione
della notte, un uomo, un continuo, se questo, lavoro
capo planetario, sincero nostro bello film dal vivo, paraeterno.
Ecco, adesso, s’abbatte il grande albero di fosforo bianco.
Arriva proprio a tutto il pubblico. Da dentro, continua.
*
∆
Antonella Sica
La madre sui corpi
gli occhi divaricati
gli uomini intonano
il nome di Dio
allineano i sacchi bianchi
sulla terra rotta
In fila come crisalidi
di pietra.
*
Deposta sul sacco aperto
indossa pantaloni rosa
che fanno chiasso sulla polvere
il padre piegato non si muove
non respira
tre uomini lo spostano piano
chiudono il sacco come un dono.
*
Gli occhi trattengono
la casa che cade
nel salotto sventrato cerca
il gioco interrotto
cammina tra i resti
con un volante in mano
come se potesse
tornare.
*
∆
Chiudo il coro con un mio testo, e che il nostro canto raggiunga il centro del vostro essere qui e ora, umani in anima e corpo.
Valeria Bianchi Mian
Tamponare le fratture con un verso
infilare poesie tra i cocci
estrarre haiku dalle macerie
gli endecasillabi sparsi
spegnere a voce l’incendio dei fogli.
Impastare sillabe a rattoppare i corpi
fatti a brani – a pezzi, i morti.
Cucire una frase sulle ferite aperte
trovare la rima per dare agli arti
un senso articolato della figura
per mettere a tacere la retorica
da guerra mondiale unilaterale.
Spingere una strofa a forza tra i lembi
dire ai muti – ai pazzi, i torti.
Credere alla cura di cuori deformi
alla forma paradosso del paradiso
lottare per una pace che si deve fare
come quando l’ispirazione cade
al posto delle bombe, e nasce
da una terra che canta se stessa
un atto vitale – tra i razzi, gli orti.
*
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In questo articolo, testi di:
Virginia Farina è nata a Oristano nel 1978. Vive e risiede a Bologna. Ha pubblicato le raccolte Oltremare, Terra d’Ulivi Edizioni 2020; Aidos, Arcipelago Itaca, 2022; Dal buio, Ensemle edizioni 2025 e il romanzo Figlia di frontiera, Ensemble 2023, vincitore del Premio Routes Méditerranéennes promosso da UJCE e MAF (Marengo Alta Formazione) in collaborazione con il Premio InediTO.
Cetty Di Forti (Palermo, 1978) vive e lavora a Torino, dove si occupa di poesia performativa e divulgazione culturale, collaborando con diverse realtà del territorio. I suoi testi sono presenti in riviste, tra cui Carbone e Neutopia. La sua ultima raccolta è Contaminazioni (Il leggio, 2024). Attualmente sta lavorando alla sua prossima raccolta, Papaveri e Fabbri.
Renata Morresi è scrittrice e traduttrice. È ricercatrice di letteratura anglo-americana all’università di Padova. Tra le sue pubblicazioni poetiche, la plaquette La cerimonia (Collana Isola 2025), le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019). Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010). Suoi testi e traduzioni hanno vinto premi importanti (Marazza, 2014 e Ministero dei Beni Culturali, 2015). Fa parte della redazione di Nazione Indiana. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni.
Antonella Sica è regista e manager culturale in ambito audiovisivo e cinematografico. Ha fondato e co-diretto il “Genova Film Festival” dal 1998. Ha diretto e realizzato cortometraggi di fiction e documentari premiati in diversi Festival. La sua opera in versi, sia inedita che edita, ha ottenuto numerosi riconoscimenti nell’ambito di importanti premi di rilevanza nazionale. Ha pubblicato Fragile al mondo (Prospero 2015), La memoria nel corpo, (Rayuela 2018) e L’ira notturna di Penelope (Prospero 2022, con prefazione di Donatella Bisutti).
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