Dalla nota introduttiva dell’autrice
L’anno scorso ho partecipato a un laboratorio di pratiche performative condotto da Chiara Bortoli, mia sorella, danzatrice e autrice nell’ambito della danza contemporanea. Il Voll, la sua casa artistica con sede a Vicenza, custodita con amore, cura e passione, è uno spazio di lavoro e di libertà dove ho vissuto una nuova esperienza corporea. Qui il mio corpo, reso vivo dal desiderio di mettersi in gioco e di scoprire una dimensione più fisica di ascolto, non solo delle percezioni visive, tattili, uditive, ma anche dell’incontro con l’altro – dentro e fuori di me –, ha esplorato un differente sentire, più intimo e relazionale, con il gruppo e con Chiara. Questo insieme di elementi e l’unione feconda tracorpomente hanno successivamente favorito la nascita di Corpo _ Spazio _ Parola. Il libro raccoglie una serie di poesie che sono scaturite dal percorso corporeo, visivo, ritmico ed emozionale interiorizzato e ritrovato attraverso la parola. Poesia che emerge e viene scritta, dopo questa esperienza vissuta, durante le notti, “nella camera della Torre”, nel silenzio solitario, in questo luogo affettivo – simbolico, ora non più doloroso. Le intime connessioni tra esperienza attiva del corpo e invenzione della parola poetica hanno portato alla luce dettagli sensoriali e “forme fluide del desiderio” più libere di gioire, di andare oltre e altrove. […] L’origine del processo creativo è questo “spazio di grazia” che ha accolto tutto l’amore, l’intimità della fiducia e dell’amicizia, che si manifestano attraverso un’esperienza di sorellanza e di ascolto profondo del linguaggio del corpo-parola: “mani dita scintille – fuochi dei corpi danzanti”. Siamo quello che amiamo, desideriamo e condividiamo. […]
Dalla prefazione di Francesca Foscarini
In Corpo _ Spazio _ Parola Stefania Bortoli ci porta dentro al suo incontro inedito con la danza. La sua poesia si fa tramite del suo continuo interrogarsi, del suo sentire che si dispiega, cautamente e inevitabilmente, nel bianco spazio del Voll. Sono le parole di Chiara, voce sorella, a condurla per mano in questo altrove sconosciuto, che invade il suo corpo, intercetta la sua memoria e fa traboccare immagini e sensazioni. “Perché tu sei qui ora accanto a me” – a volte non capiamo se è a Chiara a cui lei si rivolge, o alla danza o a sé stessa. Si fluttua in questa ambiguità. Questa figura altra, familiare ma allo stesso tempo sconosciuta, si fa traghettatrice, crea la mappa che la porta a sé. È nello spazio del “silenzio buono” della “solitudine felice” che Stefania si raggiunge e a lei stessa si ricongiunge. Sembra così trovare una nuova casa, nel “corpo desiderante” e in esso riporre la fiducia del suo viaggio: in quel “malgrado tutto (io) ci sono”, c’è tutta una nuova consapevolezza. Con la pelle nuda e porosa, a “piedi scalzi” procede: immergendosi nelle percezioni tattili – visive, si spinge un po’ più in là, dove sono l’istinto e l’intuizione ad aprire le porte alla possibilità, al contatto intimo con l’invisibile che interseca il reale. Sembra proprio volerci dire che si vede meglio ad occhi chiusi – “Qui non ci sono occhi” – e allora, come se emergessero da un foglio bianco, prendono forma anche i cipressi, le radici, le nuvole, i fenicotteri e l’upupa, la luna, la lupa, le libellule, i cani, i coralli e l’Oceano Indiano. Istanti di vita che riaffiorano, paesaggi interiorizzati, immagini della natura e oniriche che ritornano. […] L’autrice sembra trovare, nella vertigine del non sa pere, e nel contatto intimo con l’invisibile, lo “spazio di grazia”, ed è proprio lì che incontra la danza. E quando s’incontra così, io lo so, non si lascia più.
Da Corpo _ Spazio _ Parola (Arcipelago Itaca 2025)
Esiste questo spazio di grazia
come libertà di sentire tutte le vite
che vivono
nel corpo che invecchia – senza paura di fare
Non mi sono vista, non mi sono preoccupata
Il tuo attento sguardo
mi ha raccontato che le braccia
erano aperte – distese in volo d’uccello –
Mi rincorrevo come una bambina senza età
*
230324
Non affidarti alla vista che ti orienta
e ci guida attraverso i luoghi
Qui non ci sono occhi – sguardi che inibiscono
e non vedono più lontano
Ora – intorno a te
trenta palpebre si chiudono
Sto ascoltando la memoria del corpo:
mentre decifra dentro di me
si generano Altre forme
*
110424
Oggi le cime dei cipressi tagliano il cielo
sono spente le luci dei fari
e s’aprono tutte le finestre
Quando arrivo – il corpo stanco pesa
trattiene questo giorno doloroso che si accartoccia
Dentro alla chiesa
che ti ha visto assorto sin da bambino
smarrite rose bianche e bianche fresie distese sulla bara di legno
I saluti dei vivi distraggono dalla morte
Il vaso dei gerani ritorna a casa
*
200424
Qui il silenzio è buono
Contatto intimo con il corpo
– un’unica forma aderisce ascoltando
il respiro dell’altra
Lasciamo andare l’abbraccio
mentre sguardi interiori
percepiscono i punti di appoggio
la distanza della figura che passa
Possiamo accogliere la relazione
Essere personali
Frammenti – singole parti del corpo
si uniscono
Sono solitudine felice impressa nel corpo
Il suo sguardo e la tua parola l’hanno detto
Mi sono vista danzare per la prima volta
*
Stare nella postura verticale
restare come alberi pazienti
cresciuti in queste stagioni danzanti
Verticalità stratificata
che connette mente _ corpo _ spazio sradicati dall’Io
Camminiamo in sincronia
tra la visibilità dei nostri passi e vólti
Guardare
essere guardati
Sentire il corpo desiderante –
le forme delle nuvole nei cieli
In nuova luce andare ancora più in là
*
Stefania Bortoli vive a Pove del Grappa (VI). Si è laureata in Pedagogia all’Università di Padova con una tesi di Estetica e Psicoanalisi. È stata docente di Lettere al Liceo Artistico.
Ha pubblicato le raccolte poetiche: Voci d’assenza (Editrice Artistica Bassano, 2012) segnalato al Convegno internazionale di Poesia a cura di Anterem (2011) e ha ricevuto la Menzione di merito al Premio Nazionale di poesia “Achille Marazza (2013);
Con la promessa di dire (Book Editore, 2016) ha ottenuto la Menzione d’onore al Premio “Lorenzo Montano” (2018) ed è risultata tra le opere finaliste alla 8^ edizione del Premio nazionale editoriale di poesia “Arcipelago itaca” (2022); Desiderare (Arcipelago itaca, 2023), con prefazione di Alfredo Rienzi, ha ottenuto la Menzione d’onore al Premio “Lorenzo Montano” (2024); Corpo_Spazio_Parola (2025), nota introduttiva dell’autrice, con prefazione di Francesca Foscarini e con sei disegni di Francesca Raineri, ha ricevuto la Segnalazione al Premio “Lorenzo Montano” – 39^ edizione (2025). La silloge inedita Il giardino dell’attesa ha vinto il Primo Premio Silloge “Transiti poetici” (2022). Opera senza titolo, silloge breve inedita è risultata vincitrice alla 10^ edizione del Premio nazionale editoriale di poesia “Arcipelago itaca, (2024) ed è contenuta nel Nono repertorio di poesia italiana contemporanea di Arcipelago itaca (2025). É presente in alcune antologie fra cui: Transiti poetici, (2022 e 2024), Distanze verticali, Macabor (2024); Mondi, Fara Editore (2024); Anteprime – gli Inediti di Finestre (2024); nel libro d’arte e poesia Di miele e di spine, Nero_Latte edizioni (2025) e in diverse riviste online e lit -blog di rilevanza nazionale. Ha partecipato a reading poetici e alle edizioni 14^ e 15^ di “Libri di Versi” (2022 e 2023) e alla realizzazione di libri d’artista che interpretavano i suoi testi poetici, tutte opere prodotte con artiste visive.

Lascia un commento