Poesie con gli occhiali/Poeme cu ochelari * di Daniel D. Marin * Prefazione di Stefania Mincu * Edizioni Ensemble srls, Roma 2024 * http://www.edizioniensemble.it
«I suoi personaggi ieratici – “il cetriolo con gli occhiali”, “la madama civetta”, “una signora per bene” e, soprattutto, “il coniglio di alabastro” – sono apparizioni con le quali Daniel empatizza, poiché queste, sorta di individui (o per meglio dire figure-Pokémon?) eccentrici non attengono all’epico, ma sono segni coinvolti in modo bizzarro nel quadro situazionale delle proprie maschere fittivo-introspettive, con azioni che oscillano imprevedibilmente tra l’idillico e il catastrofico.»
Così scrive la prefatrice Mincu, ed ecco che io stessa trovo nei testi spunti simbolici surrealisti come quando, di fronte a un quadro di Leonora Carrington, per esempio, mi domando «Che cosa vorrà dire?», senza preoccuparmi di trovare o meno la risposta, perché nel lasciare che l’immagine venga a me conosco già l’assenza di risposte definitive. Conta solo la risonanza e qui, nei versi del poeta Marin, di risonanze ne trovo in abbondanza.
Sono il risultato di «esperienze diottrico-oftalmologiche sul reale», scrive ancora Mincu. Un tentativo di «superare la metafora». In questa «rottura di senso affine al senso» ritrovo io – d’impatto – la ricerca di un oltre-reale/surreale che appartiene al mondo onirico, al regno inconscio trickster, al mercuriale.
Gli occhiali – filtro o porta tra mondo esterno e poetica del simbolico, accompagnano i personaggi con le loro storie in prosa poetica.
In italiano e romeno, la silloge. Io vi propongo due testi scelti.
Dalla quartina dedicata a Madama Civetta
- Il mondo della madama civetta
Una mattina, la madama civetta si svegliò sotto il letto.
Spalancò un’ala grigia e afferrò gli occhiali, che erano sulla scrivania. Con gesti precisi li inforcò, sistemandoseli comodamente sul becco. Vedeva solamente contorni vaghi. Sopra di lei, il letto pareva una gabbia. La madama civetta contrasse tutto il suo corpo tondeggiante e tentò di sbucare fuori da lì sotto. L’intera struttura del letto si tese e poi si rimpicciolì tanto che la madama civetta quasi non si poteva muovere e, nervosa, con un movimento brusco ruppe gli occhiali. Chiuse gli occhi immediatamente, ma due piccoli cocci grandi quanto due lenti le si infiltrarono sotto la cornea. La madama civetta strizzò gli occhi per il dolore e poi li riaprì, scorgendo come il letto mutava meticolosamente la sua struttura, per divenire un dondolo che oscillava lento e accattivante.
Si sistemò comodamente sul dondolo, constatando la sua vita perfetta. Quando il dondolo oscillava in avanti, tutto pareva più piccolo, mentre quando oscillava all’indietro, più grande. La Madonna civetta si indispettì: Non poteva essere che un drastico difetto visivo, nonostante la nitidezza con cui le si presentava agli occhi ogni sorta di oggetto. Rotolò giù dal dondolo, coprendosi gli occhi con le ali. Sospirò e, al posto delle lacrime, quei due grossi cocci sgorgarono tristemente dalle sue cornee. Attraverso questi, il mondo della madama civetta si rifletteva in continuazione a volte al contrario, a volte impeccabilmente, senza alcun apparente legame emotivo con la comodità con la quale la madama civetta prediligeva cullarsi sul dondolo.
*
Dal mondo del coniglio di alabastro
- la ragazza del coniglio di alabastro
il coniglio di alabastro sogna con un occhio aperto
e con l’altro chiuso che ha una ragazza
con l’occhio aperto la sogna in bianco e nero,
con quello chiuso la sogna in tutti i colori dell’arcobaleno
la ragazza del coniglio di alabastro è una cameriera,
porta la mini gonna e risucchia a tutti i clienti i soldi nel suo reggiseno
lei non sa che è la ragazza del coniglio di alabastro,
ma anche se lo sapesse non se la prenderebbe,
in fin dei conti, chi si potrà mai arrabbiare
con un coniglio di alabastro
che sogna di avere come ragazza una bellissima cameriera?
ma attenzione, nessuno a parte il coniglio di alabastro,
ha identificato un trilemma terribile:
chi ama più di tutte il coniglio di alabastro?
l’elegante cameriere in bianco e nero,
la buffa cameriera in tutti i colori dell’arcobaleno
o la cameriera che gli porta or ora
la fattura sorridendogli in maniera allettante e perfida?
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Daniel D. Marin / nato in Romania, vive in Italia da molti anni. È poeta e traduttore, autore di cinque raccolte poetiche di cui una in italiano I corpi che non ci calzano mai a pennello, 2022; Premio Libro d’autore al Festival Internazionale di Poesia Getafe-Madrid 2023, Menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano 2023). Ha curato un’antologia della Generazione 2000, della Letteratura Rumena 2010 e Borderline 2000. Dieci autrici per un’antologia della poesia di oggi (2021 edizione Italo-Romena).
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