(Articolo di Valeria Bianchi Mian)
Ofelia Prodan | Periodicamente ricicliamo cliché, Ēn Semble Poesia, 2023. Traduzione dal romeno di Mauro Barindi
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Leggo tracce uroboriche e strappi, mi addentro in un testo costruito a pezzi e saldature come quelle «deità di fango» immaginate da Ted Hughes in Sposo e sposa nascosti per tre giorni, ma il viaggio di Ofelia/Psiche qui è individuale, è simbolica ricostituzione di sé e al contempo separazione diabolica, un’opera psicodinamica di auto-sintesi nel quale non c’è alcun Virgilio che possa fungere da guida – non la Psicologa psicopatica, non lo Psichiatra della mutua – nell’inferno corpo, interno-esterno carnale, se non lo stesso Io narrante che trova emergendo da sé una certa unicità comprensiva del molteplice e, nella Quiete, dice:
«a volte mi fermo e penso — un tempo/ mi piacevano l’agitazione, / la folla, il chiasso infernale, il fumo tossico. / il sangue mi pulsava alle tempie, / l’adrenalina montava inebriante. / Adesso me ne starei sola in casa, seduta al tavolo / a bere un caffè e basta…»
La Strada è impervia ma non manca il coraggio dei tentativi di stare al mondo, con barlumi di fiducia nell’assenza – ad esempio in Bassa autostima:
«e in che modo pensi di poter superare questa / relazione impropria? / Aspettando lui con l’aura del salvatore. / e se lui non esistesse nella realtà? / me ne inventerò uno. (…)»
In Eccessi:
«no, così no. corri seriamente il rischio di tirare / le cuoia a causa del caffè in eccesso, del fumo / e della scrittura a ritmo demenziale. / una pausa, dài, esci, fatti una passeggiata, / socializza con persone vere, anche se / non sono perfette, / credi di essere perfetto tu?»
In Stop:
«dico stop. ne ho abbastanza dei colloqui abissali / dalla psicologa dedito al 100% alla professione. / una chiacchierata banale con te mi rimette / in sesto per un’ora. / ricado nel vortice dei pensieri, (…)»
Figura immaginale compagna nel viaggio poetico, L’Androide Data che abita i testi con la sua presenza tutto sommato rassicurante – «siamo asociali nello stesso modo».
*
IL CERVELLO POSITRONICO
ho camminato a vuoto fino a svuotarmi di ogni
briciolo d’umanità.
vivevo le emozioni come l’androide
Data nel cui cervello positronico
sono conficcati i cavi elettrici.
Non mi sono fermata finché non è rimasto più
nulla di umano in me.
il mio corpo si muoveva
meccanicamente a scatti.
mi si era bloccato il respiro.
il cuore di metallo duro.
sono ritornata a casa per forza d’inerzia.
a contatto con il mio spazio intimo,
Ho riacquistato gradualmente i poteri affettivi
ed empatici per le giornate effimere, canicolari.
*
La via poetica di Ofelia/Psiche è segnata da metafore pulsanti, potenti – «mi si deforma la testa» (in Un nuovo Big Bang) – «me la stringo tra le mani, la plasmo affondo / le dita nel cranio fino a raggiungere il cervello. / sistemo i neuroni. imposto e regolo la secrezione di serotonina. (…)», e ancora: «mi siedo nel mio stesso utero».
La via poetica di Ofelia/Psiche è onirica e mercuriale come le prose poetiche di La casa dell’incesto di Anais Nin. È una via da leggere e dalla quale farsi catturare per entrare a fondo nella carne del verso prima di riemergere – ma se temete di perdere la ragione a causa dei suoi virus, tenete a fianco un santino con la fotografia di Carl Gustav Jung (o disegnate i baffi a Sigmund Freud).
Arcani Maggiori associati a questa silloge: La Senza Nome (XIII), Il Diavolo (XV), La Stella (XVII).
Ofelia Prodan è nata a Urziceni e vive a Padova. Tra le sue raccolte poetiche romene: L’elefante nel mio letto, 2007; La guida, 2012; Senza uscita, 2015; Il serpente nel mio cuore, 2016; Il clone dell’ofelia in mongolfiera, 2021 La risonanza comincia quando oscilliamo sulla stessa frequenza, 2021. La maggior parte delle sue poesie è stata premiata con riconoscimenti prestigiosi in Romania. In Italia, Ofelia Prodan ha pubblicato il volume bilingue Elegie allucinogene, 2019, che ha ricevuto il Premio speciale del presidente della giuria a Bologna in lettere.