Cofanetto che contiene le poesie più intense scritte da Marco Galvagni, la silloge Un’orchidea selvaggia edita da Transeuropa nel 2020 è un prezioso piccolo libro. Sul retro del volume trovo una citazione che dona l’idea del contenuto e illumina forse profeticamente uno scenario che mai, prima di quest’anno, tutti noi abbiamo vissuto.
Fra i flutti del giorno
e il porto della notte
fra acqua e sabbia
non vi sono varchi né distanze.
La poetica nell’epoca del Coronavirus non smette di parlarci del desiderio che nasce in noi e ci connette al corpo della vita, che si sviluppa dagli odori e suoni in nuove immagini che trasfigurano la realtà per donarci del Vero le possibilità ancora ignote. Desiderio ambisce al Tutto – ambisce alla concreta unio mentalis con la carne dell’amata/o, con la realizzazione dell’idea.
Galvagni, nella sua nutrita opera di gestazione e parto di poesie d’amore, molte delle quali già ospitate in questo sito, cavalca le onde impetuose dell’Eros sulla nave che ha nome Ananke.
Scrittura come necessità, fato sacro, traccia destinale che nutre l’Io mentre lo dirige verso l’Altro.
Orchidea di G. O'Keeffe
La silloge porta il nome di un fiore che nel suo significato ci rimanda alla purezza e al contempo alla sensualità: l’orchidea si offre all’Altro come rigraziamento, bella e fiera come una principessa, selvaggia come una regina tribale dai colori variegati. Le macchie che ne disegnano i petali vengono associate al sangue di Gesù, nei della sofferenza che l’animo affronta quando la poesia si apre al dolore. Il poeta, di fatto, ha voluto dedicare questo libro al proprio padre, scomparso per tumore polmonare il 30 luglio 2001. Nei diciannove anni trascorsi da quel giorno, Galvagni ha dato ancora più voce all’anima Musa, non dimenticando mai…
Il silenzio acuto del mattino
Ho annodato
a ciottoli levigati
il fluire dei miei ricordi.
Forse era l’aurora cremisi
che si specchiava nei solchi
delle rare onde,
forse la magia
del silenzio acuto del mattino.
Forse la quiete infinita
ed il confluire d’umane speranze
tipici di ogni alba
in qualunque angolo del mondo.
Forse un po’ di tutto ciò
mischiato all’amore per la vita:
e noi in simbiotica armonia
su qui greti ci trovavamo,
padre,
ed era l’acuto silenzio delle nostre illusioni,
la genesi
delle nostre buone intenzioni.
Era la folgorante attesa
di un alito di luce
a farci muovere, padre,
laddove ormai sono avanzate
poche manciate di rena
e l’acqua ha reso canute
persino le amiche conchiglie.
Un’orchidea per i ricordi, una per l’affetto, una per l’amore che riparte dalla morte, selvaggia nel suo desiderio di sole.
VBM
Marco Galvagni
Milanese d'origine, residente tuttora a Milano, ha conseguito la maturità classica per poi dedicarsi a Lettere e Filosofia.
Segnalato a soli 15 anni nel Premio Internazionale Mosè Bianchi (Milano).
Nel 2001 pubblica Nel labirinto (Montedit), prefazione di Olivia Trioschi, secondo classificato nel Premio Nazionale Emma Piantanida, Legnano (MI).
Nel 2002 scrive L’arcobaleno (Montedit), prefazione di Massimo Barile, secondo classificato al Premio Nazionale alla memoria di Maribruna Toni, Piombino (LI). Secondo classificato nel Premio Nazionale Emma Piantanida, Legnano (MI). Menzione d’onore al Premio Nazionale Pinayrano (TO).
Nel 2003 esce Nel germoglio vergine (Montedit), prefazione di Massimo Barile, vincitore assoluto del Premio Nazionale Falesia, Piombino (LI). Terzo classificato nel Premio Nazionale Peter Russell (NA).
Nel 2010 pubblica Il gomitolo dei sogni (ilmiolibro), quinto classificato nel Premio Nazionale Peter Russell (NA).
Nel 2016 arriva Profumo di vita (CTL), prefazione di Izabella Teresa Kostka.
Nel 2018 è il momento di Gocce di stelle (CTL.
Vincitore di numerosi premi, è segnalato nel 2010 nel Premio Nazionale Città di Corciano (PG) e secondo ex-aequo nel 2015 nel Premio Nazionale Campodipietra, Jelsi (CB).
Dieci sue poesie sono state pubblicate dal mensile nazionale Poesia. Ha pubblicato versi in Liburni Arte e Cultura. Autore di saggi critici su libri di poesia e recensioni.
Sito internet: www.marcogalvagni.it