SENZA VOLTARMI | Gianfranco Corona

La sinossi di questa silloge è poesia della e nella poesia.

*

“Senza voltarmi” è una lirica prospera di immagini e povera di luoghi comuni. Un viaggio a ritroso nel tempo, suddiviso in assunti:

–    Echi della memoria

–    Scambi di stagione

–    Passioni livide

–    Dei lividi sull’anima

–    Viaggio ritrovato

–    Voci ai silenzi

Una sete di rivoluzione, un dolore perfetto, dichiarazioni sorde e un grembiule nero.

La fabbrica, le sue mura, il sudiciume, la sirena, l’annientamento e, nel contempo, la rinascita, la forza autocelebrata che diviene poesia. Amori non sbocciati eppure finiti, onde di pensieri infrante contro scogli di derisione, una commistione di dolori e pace, lingue infuocate che vorrebbero amare ma anche dire. Tutto questo nelle liriche di “Senza voltarmi”, nelle quali l’autore vuole dare un ultimo sguardo a tutto ciò che è stato, un inchino a chi lo ha traghettato fino a qui, nel bene e nel male, e finalmente il suo avviarsi, consapevole e pronto, sulla nuova strada, senza più voltarsi.

*

Ho selezionato tre testi per voi lettori di Poesie Aeree, tre poesie di Gianfranco Corona dalla silloge uscita per BRÈ Edizioni, ai quali aggiungo la lirica introduttiva. Lascio che siano i versi a donarvi una traccia, seppur minima, per condurvi all’autore. A conoscerlo meglio, magari, a esplorare il suo mondo d’anima.

Da sole, le poche righe scelte nell’incipit sono un
preludio che non viene più disatteso.
” (D. Montanari)

Il resistere, senza più imbarazzo,
in un contenitore ammaliante
dove raccolgo il respiro affaticato
da un’impetuosa rinascita,
senza liturgia.
Il bisogno di esserci,
non abbandonati,
eppur minacciati
dall’amore sotto scorta.

*

Uno.

*

Un confronto d’inverno
L’ambiziosa adolescenza
era nei rigonfi trasgressivi
che inquietavano i passi,
quando i bisogni
erano le alzate di mano.
L’ingenuità persa
in poesia,
le dichiarazioni sorde,
a bagnare le agonie
di sogni paralizzati.
E quel goccio di tisana,
mi riscaldava
le resistenze indelebili,
che incitavano
la guerra del sangue,
dove il ritrovarmi
era un confronto d’inverno.

*

Due.

*

Al di là della paura
Non so capire il disagio,
quando la prepotenza
del vivere,
rintocca sul viso,
senza rugiada alla mattina.
Come la neve
senza macchia,
che ricama un veleno invisibile.
È una legge immutabile,
dove il cammino
sopra le rotaie è una scommessa
al di là dalla paura.

*

Tre.

*

Assedi
Quell’accanirsi,
inferociti,
nel ridurre la felicità
agganciata
alle maglie ambigue del linguaggio.
Un’annunciazione
che replica,
a ritroso,
la trappola
di interminabili assedi.
Rimane il passo nudo,
a stordire la città,
ormai rinchiusa
nelle remore mentali – era penoso
annidarsi in complicità sleali –
Uno sguardo di sfida
a poco a poco sovrasta
il subbuglio ombroso
di una sonnolenza impazzita.

*

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