I RACCONTI DI POESIE AEREE | I gattini di V. Bianchi Mian

Nuova rubrica, tutta dedicata alla narrativa. Racconti brevi editi e inediti.

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I GATTINI

di Valeria Bianchi Mian

edito in Una casa tutta per lei

a cura di Bianchi Mian V. e Fenu E.

Golem Edizioni, 2016

*

 

L’uomo nero di tre figli è padre
ma ha lo sguardo dolce di una madre.
L’uomo nero l’ha chiamata giù in cantina
perché voleva tenerla vicina.

“Li vuoi vedere i gattini?”

Caldo. L’afa che precede il temporale; un tempo fermo che Dio te lo manda come un secolo di noia e poi ti invia il Diluvio Universale, l’acqua che ti porta a radunare le genti e le specie animali a due a due per affrontare le onde anomale e tentare di sopravvivere. Sarai tu, saranno i liocorni e le lucertole.
Zampetta a zigzag su e giù per il muro rovente, la lucertola appena uscita dall’uovo, ma non è di certo lo stesso uovo che Milena ha lanciato contro il muro poche ore prima per vedere se rimbalzava. Eccome, se ha rimbalzato. Pareva una pallina magica, a giudicare dal gran volo che ha fatto nel vuoto del pomeriggio.

I bambini del vicinato sono andati al mare. È partito il Paolino del terzo piano, quello che si diverte a fare la pipì nel vaso di fiori della Berta, detta Bertuccia dai monelli del quartiere, dando poi la colpa al gatto randagio che viene a miagolare sotto i balconi ogni santa sera. Anche le gemelle, le biondine figlie del dottore, sono sparite qualche giorno fa con i genitori e il cane. La loro mamma ha detto alla mamma di Milena che erano diretti tutti in Salento o giù di lì, se dal Salento si potesse pensare di andare ancora più giù. Se l’Italia non finisse in quel punto.
Milena lo sa che c’è una fine perché una volta suo papà le ha fatto vedere una fotografia nella quale lui se ne stava abbracciato a una bella ragazza e dietro si vedeva il mare e poi c’era una specie di faro o forse era un palazzo e c’era anche un cartello con su scritto “qui è dove termina il mondo”.

“Ci sono i gattini. Ce ne sono cinque, due neri e tre rossi. Sono un po’ più sotto, sono nella mia cantina. Ora dobbiamo scendere qualche altro gradino. Se li vuoi vedere devi venire adesso che vado a dar loro un po’ di cibo.”

Di giocare a palla si è stufata perché da sola non c’è gusto a contare i rimbalzi. Però in un minuto ne ha fatti più di cento e Paolino sarebbe orgoglioso di lei, questo è poco ma sicuro. Signorina Monotonia è una fanciulla che danza seguendo il ronzio di un ventilatore e adesso assale l’anima di Milena che va sognando le onde in burrasca, quelle che chiudono la stagione come un effetto speciale e fanno ritornare i ragazzini in città con il cuore
leggero. In televisione a quest’ora non c’è nulla, quindi è inutile pensare di salire in casa, che poi l’appartamento mette addosso una tristezza pazzesca, perché chiusi tra le mura non si può fare a meno di pensare agli altri bambini e ai papà e alle mamme che sono al mare.

Il signor Galloni è sceso giù in cortile, e se ne sta lì in canotta con in mano una cassetta di bottiglie di vetro vuote. È sudato ma non si vergogna di sorridere a Milena e di invitarla a vedere la cucciolata. La bambina ha un po’ paura, non di lui ma di sua moglie, perché lei è una donna terribile, grassa come un ippopotamo e cattiva come una iena. Particolarmente arrabbiata dopo le sei di sera, se sente cagnara in giardino – “cagnara dei cani!” – si mette a gridare con voce stridula contro tutti i ragazzini che le fanno il verso. Paolino la odia proprio, la detesta perché una volta lei gli ha rovesciato un secchio d’acqua in testa e sulla camicia della messa che poi sua madre lo ha preso a scapaccioni. Oggi però di cagnara non ce n’è, perché in cortile ci sono solo Milena e il signor Galloni. Che la guarda. E sorride.
“Dai, vieni, che se facciamo troppo rumore mamma gatta si spaventa e scappa. Dai, vieni. Vieni che ti aiuto io a vedere meglio, ti tiro su, aspetta…”
L’uomo sorride a tutti i bambini e a volte regala le caramelle dure, le Rosse Rossana che piacciono tanto a Milena e che la mamma invece non le compra mai. Chissà se quando vedranno i gattini in fondo alle scale, proprio lì dietro quel muretto, lui tirerà fuori dalla tasca dei pantaloni una dolcissima caramella?
“Mile! Milena non ti vedo!”
La voce della mamma è alta e cristallina. Arriva come uno scroscio di pioggia nei meandri del palazzo. Si sente benissimo fino in cantina, la voce della Signora Rossana, che ha lo stesso nome delle caramelle preferite dalla figlia e un piglio da attrice, un timbro da cantante. A pensarci bene adesso, Milena si domanda se ci sia un nesso nella scelta delle cose da amare, nell’amore delle
cose e nel piacere. Milena non ha fatto in tempo a vedere i gattini, ma la mamma grida forte e allora bisogna correre fuori, ed ecco che corre anche il
signor Galloni e dice alla donna che la bambina era con lui e che non c’è da preoccuparsi anche se, certo, ovviamente, non la vedeva quando per caso si è affacciata.

Ancora oggi, in un angolo della memoria, la donna adulta che sta scendendo in cantina a prendere una bottiglia di rosso per la cena con gli amici conserva quello strano sguardo di Rossana, sua madre, come un bagliore, come un dubbio nelle pieghe della mente.

I gattini sono belli, i gattini sono in cantina, due neri e tre rossi, ma c’erano davvero i gattini?

Valeria Bianchi Mian – https://poesieaeree.com/chi-sono/

Portrait of Nino | Luciano Borgna

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