ITALIA RUOTOLO | Il linguaggio di una artista internazionale | #intervistesvelte

[ ITALIA RUOTOLO | italian, english and spanish version | traduzione I. Ruotolo, intervista V. Bianchi M. ]

Per la prima volta in assoluto, grazie a questa meravigliosa artista che porta il nome del paese più bello del mondo, la Pagina di Interviste Svelte diventa davvero internazionale!

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L’ARTE DI ITALIA RUOTOLO: LA POTENZA ONIRICA DELL’ISPIRAZIONE
Intervista di Valeria B.M.

Seguo Italia Ruotolo attraverso i Social e ammiro il suo lavoro da tanti anni. Ammaliata dai colori carnali e accesi, dalla potenza delle figure divine e demoniche da lei dipinte, scene tra la vita e la morte, immagini sensuali, tra la purezza e la corruzione, non potevo evitare di invitarla e ospitarla sulla Pagina di Interviste Svelte.

Italia Ruotolo vive a Roma, città nella quale si dedica a tempo pieno alla propria carriera artistica. Nata a Torre del Greco (Na), dopo gli studi classici e di lingue straniere lavora nel campo della gioielleria: è orafa e designer. Successivamente approda all’Accademia di Belle Arti diplomandosi in Pittura. Dopo l’esperienza come insegnante, si dedica a tempo pieno alla carriera artistica esponendo le sue opere in gallerie europee e americane.
Il suo stile pittorico è inquadrabile nelle ultime tendenze della pop art, pur non facendone parte in senso stretto per alcuni aspetti classici ed esoterici che esulano da questo contesto.

1. Tre parole per descriverti?

Ispirazione. Ostinazione. Ricerca.

2. Qual è il ricordo artistico più lontano nel tempo, la prima immagine di te associata al fare anima e arte?

È molto lontano ed è anche uno dei primi ricordi in assoluto. Ai tempi vivevo con i miei giovanissimi genitori in un appartamento piccolo, non avevo una camera mia, per cui dalla culla passai a dormire in un divano in salotto, dove mio padre, grande appassionato d’arte e pittore amatoriale lui stesso, teneva una collezione di quadri abbastanza eterogenea. Quindi dalla mia postazione, in fase di pre sonno avevo queste figurazioni, alcune delle quali incomprensibili che penetravano nella mia coscienza, e che hanno assunto negli anni una importanza psicologica di cui solo ora mi rendo conto. Mettermi a dormire equivaleva ad andare ad un appuntamento fisso con quei quadri alle pareti che mescolavano il loro mistero a quello delle immagini ipnagogiche del pre sonno. Era un viaggio, tutte le notti era come distendersi in una barca e viaggiare approdando via via in diversi porti… il ragazzo biondo, lo zingaro con la pipa, il paesaggio marino, la coppia abbracciata: tutti lì muti e immobili eppure mutevoli a seconda dei miei stati d’animo. È stato allora che la necessità di fare arte ha aperto una strada in me che mi ha portato di conseguenza ad approfondire le tecniche per potermi esprimere, e che si è instaurata una idea dell’arte legata indissolubilmente a stati mentali un pò allucinati, distorti, notturni. Pur esprimendomi in modo realistico infatti, non rappresento mai la realtà oggettiva delle cose, ma sempre immagini soggettive che sfociano nella surrealtà; una dimensione onirica che mi porta a considerare il simbolo come l’unica vera realtà, una sorta di scheletro sul quale la materia si aggrega e organizza la sua forma.

3. L’opera alla quale sei più legata (nel bene o nel male)?

Se parliamo dal punto di vista affettivo, in linea di massima sono legata a tutti i miei lavori perché riflettono momenti del mio vissuto e ognuno ha contribuito a portarmi nel punto dove mi trovo adesso. Da un punto di vista invece più artistico e filosofico, in questo momento mi ritrovo in un lavoro intitolato “L’eternità breve”. Io non sono una che lavora di getto , ma organizzo le mie immagini affinché siano funzionali all’impatto emotivo che il contenuto deve avere sullo spettatore, e questa immagine è molto pensata e pesata. Lo spazio è suddiviso in varie dimensioni, quello esterno di fondo è neutro, senza alto o basso. Poi abbiamo la parte descritta in due cerchi sovrapposti tangenti, che sono occupati da due mezzi busti, una fanciulla ed uno scheletro che si contrappongono l’uno riflesso dell’altro. Il quadro ricorda le figure delle carte da gioco e può essere esposto sia dalla parte ‘morte’ che da quella ‘vita’. Sono legata a questo quadro perché in esso affronto l’argomento del tempo e l’inesorabilità impietosa del suo trascorrere; ciò è sempre stato “la problematica”, un grande elemento di conflitto interiore. L’ho vissuto fin da bambina come il grande nemico, il ladro che prima o poi ci defrauda di quello che più amiamo, quello che ci mette alla prova questionando le nostre certezze, eccetera. Devo dire che per me la pittura è terapeutica; quando inizio un lavoro di un certo impegno comincia per me una fase di immersione nei miei conflitti, un viaggio iniziatico che sempre alla fine del lavoro mi porterà ad essere in un punto diverso dall’inizio, un punto di maggiore consapevolezza e superamento del conflitto. Da questa esperienza io ne sono uscita con una visione differente del tempo, non solo più il vecchio padre che divorava i suoi figli ma il saggio maestro che riesce a curare il dolore e che attraverso l’esperienza è capace di donare persino saggezza, naturalmente non in modo automatico ma impegnandosi in prima persona.

4. Sogni nel cassetto: quello che secondo te è più difficile da realizzare e quello più facile, più vicino alla meta, ovvero alla sua realizzazione?

Quello più difficile da realizzare è il progetto di un libro nel quale illustro alcuni miei scritti. La difficoltà consiste nella conciliazione di due aspetti opposti della mia personalità: quello pittorico è ipertrofico mentre quello letterario è minimale; i miei componimenti sono quasi degli haiku in cui mi diverto a togliere il più possibile cercando di lasciare il minimo indispensabile alla comunicazione con il lettore.
Nei quadri invece devo compensare l’horror vacui riempiendo, intasando tutto lo spazio fino a quando non esiste più distinzione fra spazio e figura. Trovare il modo di conciliare queste due cose, senza rinunciare a nessuna delle due caratteristiche, è per me una bella sfida, che come sempre non è circoscritta solo al “fare” arte ma finalizzata alla conoscenza del sé, e quindi degli altri.
Quello più facile è professionale, mondano, cioè la classica grande mostra personale alla quale tutti gli artisti aspirano in qualche capitale dell’arte mondiale e che prima o poi con un pò di impegno arriverà .

Alcuni link per conoscere meglio è per seguire Italia Ruotolo:

https://www.facebook.com/ItaliaRuotoloArt/

https://www.instagram.com/italia.ruotolo.artist

italiaruotoloart.blogspot.it
http://italiaruotolo.wix.com/italia-ruotolo-art
https://ello.co/italiaruotoloart

Grazie Italia!
V.

1/THE ART OF ITALIA RUOTOLO: THE ONIRIC POWER OF INSPIRATION.
Interview by Valeria Bianchi Mian.

I follow Italia Ruotolo through social media and I appraised her work for many years. Enchanted by the carnal and bright colors, by the power of the divine and demonic figures she paints, scenes between life and death, sensual images, between purity and corruption, I couldn’t avoid inviting and hosting her on the Interviste Svelte Page

Italy Ruotolo lives in Rome, where she devotes herself full time to the artistic career. Born in Torre del Greco (Na), after studying classical and foreign languages she worked in the jewelery field, she is a goldsmith and designer. Later she arrived at the Fine Arts Academy graduating in Art of Painting. After the experience as teacher, she devoted full time to theart career, exhibiting her works in European and American galleries.
Her art style can be placed in the latest pop art trends, although not a in a strict sense because some classic and esoteric aspects go beyond this context.

1. Three words to describe you?

Inspiration-Persistence-Search.

2. What is your most distant art memory back in time, the first image of you associated with making soul and art?

It is very far away and it is also one of the first memories ever. At that time I lived with my young parents in a small apartment, I didn’t have a personal room , so I went from the crib to the sofa sleeping in the living room, where my father, a great art lover and amateur painter himself, kept a quite heterogeneous collection of paintings. So that from my location, in pre-sleep phase, I had these figurations, some incomprehensible to me, penetrating in my conscience, that, over the years assumed a great psychological importance which only today I’m able to realize.
Going to sleep meant going to an appointment with those paintings on the walls that mixed their mystery with the hypnagogic images of pre-sleep. It was a journey, every night was kinda lie down in a boat and sailing, landing in some different ports… a blond boy, a gypsy with the pipe, the seascape, an embraced couple: all were there silent and immobile yet mutable according to my moods. That was when the need to make art paved a way that led me to deepen the techniques to express myself, and my of idea art indissolubly linked to hallucinated mental states, a bit distorted in noctrurnal moods.
Despite expressing myself in a realistic way, I never represent the objective reality of things, but always subjective images that flow into surreality,a dreamlike dimension that leads me to consider the symbol as the only true reality, a sort of skeleton where tha matter aggregates and organizes its form.

3. The work which you are most connected to (for better or for worse)?

Speaking from an emotional point of view, for the most part I am connected to all my works because they reflect moments of my experience and everyone helped to lead me to the point where I am now.
From a more artistic and philosophical point of view, at this moment I get into work entitled “The Short Eternity”. I am not the kind of artist who works on the fly,I organize my images in order to be functional to the emotional impact the content must give the viewer, and this image is very thought and weighed.
The space is divided into several dimensions, the outer one is neutral, without high or low. Then we have the part described by two tangent circles occupied by two half busts, a girl and a skeleton opposing , one each other’s reflection. The picture remembers the figures of the playing cards and can be displayed both from the ‘death’ or ‘life’ side.
I am close to this painting because in it I approach the subject of time and the unforgiving relentless of its passing. This has always been “the problem” to me, an element of great inner conflict.
Since I was a child I looked at it as the great enemy, the thief who sooner or later defrauds us of what we love, the one who tests us by questioning our certainties, etc.
I must say that for me painting is therapeutic, when I begin a work of a certain commitment , I start a phase of immersion in my conflicts, an initiatory journey that always, at the end of the work , will lead me to a point different from the beginning, a point of greater awareness overcoming the conflict. From this experience I came out with a different vision of time, not only the old father who devoured his children but the wise teacher who can heal pain, who, through the experience is able to give even wisdom. Not automatically, of course, but by committing oneself.

4. Dreams in the drawer, the one you think harder to achieve and the easier one closer to its realization?

The most difficult is the project of a book where I illustrate my writings. The difficulty consists in the reconciliation of two opposite sides of my personality: the painterly one is hypertrophic while the literary one is minimal, my poems are almost haikus where I enjoy removing as much as possible trying to leave the minimum necessary to communicate with the reader.
In the paintings, on the other hand, I have to compensate the horror vacui filling up, clogging up the whole space getting rid of the distinction between space and figure. Finding a way to reconcile these two things, not even renouncing to one of the two characteristics, is for me a good challenge, which is,as always, not restricted to “make” art but aimed to the knowledge of the self, and therefore, of the others.
The easiest is professional/mundane, the classic great solo show all the artists aspire to in some of the world art capitals, that, sooner or later, with a little effort will come true.

2/EL ARTE DE ITALIA RUOTOLO: EL PODER ONÍRICO DE LA INSPIRACIÓN.
Entrevista realizada por Valeria Bianchi Mian.

Sigo a Italia Ruotolo a través de las redes sociales y he evaluado su trabajo durante muchos años. Encantada por los colores carnales y brillantes, por el poder de las figuras divinas y demoníacas que pinta, escenas entre la vida y la muerte, imágenes sensuales, entre la pureza y la corrupción, no pude evitar invitarla y hospedarla en la Página Interviste Svelte.

Italia Ruotolo vive en Roma, donde se dedica a la carrera artística a tiempo completo. Nacida en Torre del Greco (Na), después de estudiar las literaturas clásicas y lenguas extranjeras , trabajó en el campo de la joyería, es orfebre y diseñadora. Más tarde llegó a la Academia de Bellas Artes graduándose en Arte de la Pintura. Después de la experiencia como maestra, se dedicó a tiempo completo a la carrera profesional, exhibiendo sus obras en galerías europeas y americanas.
Su estilo artístico puede ubicarse en las últimas tendencias del arte pop, aunque no en un sentido estricto porque algunos aspectos clásicos y esotéricos van más allá de este contexto.

1. ¿Tres palabras para describirte?

Inspiración-Persistencia-Búsqueda.

2. ¿Cuál es tu memoria de arte más lejana en el tiempo, la primera imagen tuya asociada a hacer alma y arte?

Está muy lejos y también es uno de los primeros recuerdos de la historia. En ese entonces vivía con mis jóvenes padres en un pequeño departamento, no tenía una habitación personal, así que me fui de la cuna al sofá y dormía en la sala de estar, donde mi padre, un gran amante del arte y un pintor aficionado , mantuvo una colección bastante heterogénea de pinturas. Asì que desde mi ubicación, en la fase previa al sueño, tenía estas figuraciones, algunas incomprensibles para mí, penetrando en mi conciencia, las que, con el paso de los años adquirieron la gran importancia psicológica que solo hoy puedo comprender.
Irme a dormir significaba tener una cita con esas pinturas en las paredes que mezclaban su misterio con las imágenes hipnagógicas de pre-sueño. Era un viaje, cada noche era como acostarse en un bote y navegar, aterrizar en diferentes puertos… un niño rubio, un gitano con la pipa, el paisaje marino, una pareja abrazada: todos estaban allí silenciosos e inmóviles, pero mutables segun mi estado de animo. Fue entonces ,cuando la necesidad de hacer arte pavimentó un camino que me llevó a profundizar las técnicas para expresarme, y mi idea de arte se legò indisolublemente a estados mentales alucinados, un poco distorsionada por talante nocturno.
Aunque me exprese de modo realista, nunca represento la realidad objetiva de las cosas, pero siempre imágenes subjetivas que fluyen hacia la surrealidad, una dimensión de ensueño que me lleva a considerar el símbolo como la única realidad cierta, una especie de esqueleto en donde la materia se agrega y organiza su forma.

3. ¿El trabajo con lo que estás más conectada (para bien o para mal)?

Hablando desde un punto de vista emocional, por la mayor parte estoy conectada a todos mis trabajos porque reflejan momentos de mi experiencia y todos me ayudaron a guiarme al punto en que estoy ahora.
Desde un punto de vista más artístico y filosófico, en este momento entro en el trabajo titulado “La eternidad breve”.
No soy el tipo de artista que trabaja sobre la marcha, organizo mis imágenes para que sean funcionales al impacto emocional que el contenido debe dar al espectador, y esta imagen siempre es muy pensada y ponderada.
El espacio está dividido en varias dimensiones, el exterior es neutro, sin alto ni bajo. Luego tenemos la parte descrita por dos círculos tangentes ocupados por dos bustos, una niña y un esqueleto, opuestos uno del otro como reflejo. La imagen recuerda las figuras de las cartas y se puede mostrar tanto desde el lado de la “muerte” como desde el lado de la “vida”.
Estoy cerca de esta pintura porque en ella me acerco al tema del tiempo y al inexorabilidad implacable de su paso. Este siempre ha sido “el problema” para mí, un elemento de gran conflicto interno.
Desde niña lo veía como el gran enemigo, el ladrón que tarde o temprano nos defrauda de lo que amamos, el que nos prueba cuestionando nuestras certezas, etc.
Debo decir que para mí la pintura es terapéutica, cuando comienzo un trabajo de cierto compromiso, comienzo una fase de inmersión en mis conflictos, un viaje iniciático que siempre, al final del trabajo, me llevará a un punto diferente. Desde el principio, un punto de mayor concienciación para superar el conflicto.
Desde esta experiencia salí con una visión diferente del tiempo, no solo el viejo padre que devoró a sus hijos, pero también el sabio maestro que puede curar el dolor, quien, a través de la experiencia, puede brindar incluso sabiduría. No automáticamente, por supuesto, sino comprometiéndose uno mismo.

4. Sueños en el cajón, el que creas más difícil de lograr y el más fácil de acercar a su realización.

Lo más difícil es el proyecto de un libro donde ilustro mis escritos. La dificultad consiste en la reconciliación de dos lados opuestos de mi personalidad: el pintor es hipertrófico, mientras que el literario es mínimo, mis poemas son casi haikus, donde disfruto eliminando todo lo posible, tratando de dejar lo mínimo necesario para comunicarme con el lector. En las pinturas, por otro lado, tengo que compensar el vacío de horror que se llena, obstruyendo todo el espacio, eliminando la distinción entre espacio y figura. Encontrar una manera de reconciliar estas dos cosas, sin ni siquiera renunciar a una de las dos características es para mí un buen desafío que, como siempre, no se limita al “hacer” arte pero está maximanente dirigido al conocimiento del yo, y por lo tanto, de los demás.
Lo más fácil es profesional / mundano, la clásica gran exposición individual a la que aspira todo artista en una de las capitales mundiales del arte, tarde o temprano esto se hará realidad con un poco de esfuerzo.

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